Comune: Modena
Provincia: Modena
Edicola: Davide Manzini, viale Verdi Modena


Oggi era il giorno della spesa. Si era costretto a darsi precise scadenze settimanali, per non affogare nulla dolce apatia dei soleggiati pomeriggi californiani. Mercoledì pomeriggio: fare la spesa.
Aveva chiuso il libro, aveva preso le chiavi di casa ed era uscito. Mentre camminava per Laurel Street, continuava a pensare al libro che aveva lasciato sulla scrivania nella sua amata biblioteca, che venerava con una devozione commuovente e contagiosa. Si era voltato a guardare la sua casa rosa, all’incrocio tra Laurel and Pacific Street, quasi a tranquillizzare i suoi libri: non ci avrebbe messo molto a tornare a casa.
Mentre camminava per Laurel Street, verso la salita e l’incrocio con California Avenue, catturava sguardi e li ricambiava: voleva guardare negli occhi chi incontrava, voleva che il suo saluto fosse solo un’immagine sospesa sulla retina e un lieve battito di ciglia. Andrew voleva salutare in silenzio, con uno sguardo, come nella filosofia di Levinas o nella Berlino di Wim Wenders. Andrew salutava in silenzio, ma salutava tutti: be not inhospitable to strangers lest they be angels in disguise (“Non essere scortese con gli sconosciuti, potrebbero essere angeli sotto mentite spoglie”), come recitava la scritta nell’amata libreria Shakespeare and Company di Parigi. E agli amici o sconosciuti che incontrava lungo il cammino, regalava a tutti la stessa impressione retinica: una bellezza sconcertante, racchiusa in una lunga linea chiara. Andrew non sapeva dove mettersi, non sapeva dove stare: le gambe lunghe, le mani affusolate, pallide e lievi, i pensieri sempre in circolo, l’anima sempre inquieta. Com’era possibile che il fuoco che lo divorava e teneva in vita non arrivasse a mangiargli la carne e a consumargli la pelle? Ma dall’esterno si percepiva luce e calma. Solo negli occhi d’acqua limpida si vedevano guizzi di fuoco e nebbia di tristezza risplendere ad intermittenza.
Mentre oltrepassava California Avenue, continuava su Laurel e girava a sinistra su Mission, ripeteva a memoria il suo William Blake, una preghiera che lo accompagnava nel rito del fare un passo dopo l’altro e andare lontano. Una preghiera che finì appena in tempo per entrare nel supermercato Safeway, dove iniziava la danza alla ricerca degli ingredienti giusti, come un pittore alla ricerca dei suoi colori. Dopo aver preso tutto, compresa una bottiglia di Boubon, i biscotti Walkers e lo Yerba Mate alla menta, andò alla cassa, preparando la carta d’identità, da mostrare per comprare alcolici. Guardò la foto sul documento e vide un se stesso ventitreenne, dieci anni prima. Mentre alzava lo sguardo e spostava avanti il carrello (la fila scorreva sempre lentamente), incrociò i giornali disordinatamente collocati nei pressi della cassa.
Quotidiani nazionali, ma soprattutto riviste.
Una fitta allo stomaco: il morso della nostalgia. Nostalgia dei suoi viaggi in Europa, ma soprattutto nostalgia dell’Italia, nostalgia delle edicole italiane, che non aveva mai ritrovato da nessun’altra parte. Quando pensava alle edicole, pensava all’Italia. In America non esistono edicole, vendono i giornali e le riviste nei supermercati. Nessun rito quotidiano, nessun edicolante che ti aspetta e ti sorride mentre ti parla con il suo italiano gentile; nessun  espresso leggendo il quotidiano appena comprato nell’edicola accanto al bar.
Nessuno di questi piccoli piaceri quotidiani.
Si ricordava delle mattine d’estate di dodici anni prima, quando camminava stretto a Valentina per le calli di Venezia, lei con un vestito a fiori, lui con pantaloni estivi beige e la camicia di lino bianca. Si fermavano tutte le mattine nella stessa bellissima edicola, subito dopo il Sottoportego della Siora Bettina, vicino a Rialto. Nell’edicola rossa del Sottoportego prendevano il New York Time e la Repubblica, rispettivamente per lui, americano nato in Michigan, e per lei, italiana di Firenze. Si erano conosciuti a diciassette anni in Michigan, appunto, nel Liceo di Kalamazoo, dove lei aveva studiato un anno come studente di scambio.
Valentina era stata il suo primo amore e anche colei che gli aveva fatto conoscere Italo Calvino. Andrew aveva studiato italiano per poterle parlare nella sua lingua. Ma che stessero camminando abbracciati per le calli di Venezia o per le vie di Firenze, avevano sempre i loro rispettivi quotidiani sotto braccio. Il sorriso regalatogli dall’edicolante sul Lungarno li accompagnava per tutta la mattina, scandita da una espresso, le pagine dei quotidiano e le dita nere d’inchiostro.
Quel Mercoledì pomeriggio al Safeway di Mission Street di Santa Cruz, California, Andrew pensava a quei giorni felici passati in Italia. Pensava a Valentina, a Giulia e a tutte le persone che aveva conosciuto in Italia.
E pensava a quanto gli mancava iniziare la giornata camminando verso l’edicola rossa, piena di parole, suoni e colori, di una lingua che non sarebbe mai stata pienamente sua, ma che lo avrebbe sempre accompagnato nel suo cammino.
Quando fu il suo turno, pagò, prese le sporte di carta e andò veloce verso casa, sentendo il profumo di della carta e dell’inchiostro di giornale bagnargli gli occhi di lacrime.