Comune: Modena
Provincia: Modena
Edicola: Edicola di Oleari Giuliano, via Mascagni, 2


Miranda camminava a passo svelto sullo stretto marciapiede della sua via: stava tornando a casa da scuola , come sempre era in ritardo per il pranzo,e oggi più del solito dato che ci aveva messo un sacco di tempo.”Il papà sarà già tornato a casa”pensò mordendosi il labbro. Lo faceva sempre quando era nervosa o preoccupata per qualcosa. Si fermò davanti al numero 43, tirò fuori la chiave dalla tasca della divisa scolastica ed irruppe in casa sbattendo la massiccia porta di legno.
“Sono a casa!”gridò anche se sapeva perfettamente che a i suoi genitori dava fastidio: loro volevano che si comportasse da signorina beneducata qual era. Ma i suoi genitori non c’erano. C’era invece Gilda, la loro cameriera/cuoca, che spiegò che la signora della villa dirimpetto aveva avuto un malore e quindi suo padre e sua madre erano andati a soccorrerla, in attesa dell’autoambulanza. A volte avere un padre medico non era divertente. Ma in quel momento era capitato giusto in tempo. Miranda ne approfittò per andare in camera sua,nascondere il libro sotto la trave rotta del pavimento e togliersi la scomoda giacca dell’uniforme. Poi,dopo aver controllato che non ci fosse nessuno a portata d’orecchio, battè due volte le nocche sul muro: era il loro segnale per dire che era tornata da scuola. Sì, lei l’aveva sentita di sicuro perchè la sentì tossire. Si sedette sul letto e tornò con la mente a quel momento cinque anni prima, quando ancora non era accaduto niente. Cinque anni prima, esattamente il 23 maggio,si era accorta per la prima volta che qualcosa non andava.
Era il giorno della Prima Comunione dell’adorata cugina: il suo bellissimo nome, che rappresentava perfettamente i suoi occhi turchini, era Celeste. Quel giorno poi le calzava ancora più a pennello per il suo bellissimo vestito di tulle dello stesso colore del cielo. Lei e Miranda erano sempre state come sorelle: Celeste era figlia unica e la cuginetta era come una sorella minore che non aveva mai avuto, Miranda, dal canto suo, la considerava come la sorella maggiore che aveva sempre desiderato e che non aveva, essendo la maggiore di cinque fratelli. Avevano due anni di differenza ed erano completamente diverse sia fisicamente, sia caratterialmente. Miranda era di media altezza, abbastanza magra, aveva la pelle abbronzata, due fossette sulle guance abbastanza pienotte, occhi neri e capelli castani che le arrivavano a metà schiena. Non aveva niente di femminile, a parte il modo di vestire (a cui era costretta) e la capacità di suonare il pianoforte ( a cui, suo malgrado, era stata abituata fin da piccola); per tutto il resto era un “maschiaccio”: nei modi, nei toni, negli interessi, nelle amicizie…solo Celeste la intimidiva e tirava fuori la dolcezza che era in lei.
Celeste, dal canto suo, era il contrario: aveva lunghissimi capelli biondi, chiarissimi che sembravano quasi bianchi (Miranda pensava che non se li fosse mai tagliati: le arrivavano quasi alle ginocchia), occhi azzurri, la pelle bianca come il marmo ed era alta e magra. Era normalmente seria ed altezzosa ma quando si lasciava andare, era veramente divertente.
Ritorniamo a quella calda mattina di maggio con Celeste col suo vestito colore del cielo e Miranda con i codini. Era quel giorno che, secondo Miranda, erano apparsi i primi sintomi della malattia: quel giorno Celeste non aveva mangiato niente, non stava bene, e poi, al rinfresco, era quasi svenuta per la febbre. Passò un anno prima che il padre di Miranda le diagnosticasse la leucemia, di cui ancora non si sapeva quasi niente. Da allora Celeste era sempre peggiorata. Un anno dopo la diagnosi si ritirò dalla scuola perché stava sempre peggio. Ormai erano passati cinque anni dal giorno della Prima Comunione di Celeste, ora aveva quattordici anni, mentre Miranda dodici. Due anni prima si era chiusa in casa: rimaneva a letto ventidue ore su ventiquattro. Celeste per fortuna non si perse d’animo, soprattutto grazie a Miranda che ogni giorno le portava un libro di qualunque genere. Di nascosto ovviamente. A loro era vietato vedersi, solo ogni due o tre mesi avevano il permesso di salutarsi. Riuscivano però a vedersi grazie al muro che divideva le loro stanze…e alla porta segreta! Ne possedevano la chiave tutte e due, entrambe appese al collo. Ogni pomeriggio ,alle quattro, quando i fratellini riposavano o facevano i compiti e i genitori erano entrambi altrove, Miranda andava a trovare la malata con un nuovo libro che comprava all’uscita da scuola.
Era immersa in questi pensieri quando sentì Gilda che suonava la campanella del pranzo: i suoi genitori dovevano essere tornati. Scese in sala da pranzo. La sua era una casa antica, costruita dal trisavolo: aveva tre piani e tanto tempo prima era stata veramente gigantesca. Poi, quando si dovette dividere per le due gemelle (la madre di Miranda e quella, defunta, di Celeste), si divise il salone al primo piano e la soffita, entrambi in due grandi stanze. Le due gemelle erano sempre state in camera insieme ed era per questo che era stata fatta la porta. Poi avevano deciso di chiuderla a chiave quando una delle due era deceduta. Quello che però i familiari tuttora ignoravano era che, chissà come, Celeste era venuta in possesso delle chiavi alla morte della madre, quando aveva sei anni. Le due bambine non ci avevano messo molto a capire a cosa servissero, nonostante la parete fosse completamente ricoperta di vernice, e lo avevano tenuto nascosto a tutti fino ad allora.
Attorno al lungo tavolo di legno stavano seduti i genitori, le sue tre sorelle e i suoi due fratelli. Il più piccolo, di soli otto mesi, stava seduto sul seggiolone a fare quegli incomprensibili versi che consistono nella “lingua dei neonati”.
“Ti stavamo aspettando. Perchè c’hai messo tanto?” chiese il padre con aria interrogativa.
“Ehm….pensavo foste ancora dalla vicina…a proposito: come sta?” chiese speranzosa di cambiare discorso…e funzionò. Eccome se funzionò! Lui si mise a spiegare ciò che era avvenuto alla vicina, e blabla….e quando ebbe finito erano ormai alla fine del lauto pranzo.
“Miranda, mentre Gilda sparecchia, potresti per favore aiutarmi a mettere a nanna Clara e Fabio?”. Clara aveva tre anni ed era la bimba più dolce che ci potesse essere mentre Fabio era il neonato che già si era nominato.
Sbrigata quest’ultima incombenza, la madre le fece le solite raccomandazioni: “Fai i compiti e controlla che li facciano anche i i tuoi fratelli più giovani. Di Isabella e Clementina non mi preoccupo ma sai bene che Giorgio…(E mentre parlava la madre, alle sue spalle lui si sbafava un enorme biscotto preso in cucina )…non è affidabile, controllalo costantemente”.
Detto questo, se ne uscì per riportare il marito al lavoro e fare la solita passeggiata digestiva.
Miranda, dei compiti delle sorelle e del fratello non se ne curò affatto e andò dritta dritta in camera sua a prendere il libro.
Il libro in verità quella mattina non l’aveva acquistato, come al solito, in edicola. Aveva fatto tardi per sbrigare un altro acquisto per sua madre e quando era arrivata all’edicola, l’aveva trovata già chiusa. Mentre imprecava con sé stessa per non essere arrivata prima, si era accorta che qualcosa brillava lì di fianco: era una scatola di latta lucidata alla perfezione e dentro… c’era un libro! Il titolo era . “L’Edicola Magica del futuro”.
Miranda la prese senza pensarci troppo, decidendo che l’avrebbe riportata il giorno dopo.
E così mentre era di nuovo immersa nei suoi pensieri, arrivò alla porta: si staccò la chiave dal collo e, dopo essersi accertata che non ci fosse nessuno in giro, spostò i vestiti appesi alla porta ed entrò con circospezione.
Si chiuse la porta alle spalle ed eccola, Celeste, i capelli raccolti in una lunga treccia, sdraiata sul letto che leggeva la rivista che Miranda le aveva portato il giorno prima. Le raccontò subito di come aveva trovato il libro e aprirono insieme la scatola di latta: estrassero il libro, lo aprirono…ma le pagine erano completamente bianche! Controllarono meglio una a una ma niente di niente!
Stavano cercando una spiegazione logica quando il libro si illuminò! Incredibilmente sulla prima pagina iniziarono a scriversi le prime parole: “EDICOLA MAGICA DEL FUTURO”.
E mentre sul libro apparivano le parole, dalla parete proveniva una luce fortissima, quasi accecante. Le due cugine si alzarono spaventate ma , poiché non succedeva niente, si avvicinarono. Miranda, la più coraggiosa, aprì la porta e…non potevano credere ai loro occhi: c’era un’edicola! In tutto e per tutto identica a quella in cui andava Miranda, quella del signor Giuliano. Solo che sembrava più grande, più antica e più piena di libri! C’era anche il signor Giuliano ma sembrava diverso: più allegro, più pimpante…”Entrate, cara Miranda e cara Celeste, benvenute nella mia Edicola Magica del Futuro!”. Le due ragazze erano esterrefatte: Celeste neanche si ricordava come era arrivata in edicola. Ma l’edicolante fu molto gentile: le regalò il libro più un sacchetto di strane caramelle, dicendogli:”Queste le prenderete se deciderete di dimenticare tutto. Molti lo fanno: conoscere il futuro potrebbe rivelarsi noioso…”
Si erano addormentate da poco quando nella stanza entrò il padre di Miranda: era venuto ad annunciare alla nipote che si trasferirà presto in un centro specializzato fuori città! Quando vede sua figlia, si bloccò di colpo quasi che l’altro genitore, il papà di Celeste, non gli andò addosso!
Le due ragazze allora cominciarono a raccontare: della porta, delle chiavi e della bizzarra avventura che avevano passato. ma più parlavano, più si convincevano che era stato solo un sogno…eppure non era un sogno! Ne ebbe la conferma Miranda, quando la mattina dopo passò davanti alla solita edicola e l’edicolante la fermò e le parlò:” Tieni,l’altro giorno hai dimenticato questa chiave”e gliela porse, strizzando un occhio. Lei gli sorrise sorpresa poi si girò e vide, nello stesso punto del giorno prima, un luccichio argenteo. Guardò il signor Giuliano e ricambiò l’occhiolino!