Comune: Fiorano Modenese
Provincia: Modena
Edicolante: Edicola del Centro di Paoletti Elisa – Via Vittorio Veneto 25 – Fiorano Modenese


La piazza era quasi deserta.
Le persone la percorrevano tagliandola dalla strada principale lungo l’ingresso del parco a testa bassa e a passo veloce.
Un tempo quella piazza, piazza Ciro menotti, era il cuore pulsante di Fiorano, tranquillo e laborioso paese della provincia modenese.
Aveva tutto ciò di cui ogni paese aveva bisogno.
All’angolo un bar sempre gremito e rumoroso.
Vetrine allestite in modo impeccabile e al centro della piazza un’edicola.
A memoria d’uomo quell’edicola era sempre stata lì.
Gestita da generazioni dalla stessa famiglia.
Davanti a quella casupola ogni giorno si dava appuntamento quasi tutto il paese.
Le chiacchiere e le discussioni si sprecavano.
Passavano gli anni e le generazioni, ma i temi trattati erano sempre gli stessi.
Accese discussioni politiche alla vigilia delle elezioni.
Discussioni sportive al lunedì mattina o alla domenica, nell’eventualità si fosse disputato un anticipo di lusso del campionato la sera prima.
Moderatore attento e immancabile era l’edicolante, il signor Sergio.
Ultimo di una rispettata famiglia di edicolanti.
Quando gli animi si facevano troppo accesi e la discussione era ormai incontrollata, il signor Sergio si schiariva rumorosamente la voce e gli astanti cessavano all’istante di parlare, aspettando il suo saggio intervento.
Con voce calma e decisa informava i presenti della sua illuminata opinione.
Nella maggioranza dei casi aspettavano lui per sentenziare se fosse stato rigore oppure no.
Trovavano nel signor Sergio il collante sociale di cui il paese aveva bisogno.
Non era più un edicolante ormai ma era diventato per tutti un amico di famiglia, di tutte le famiglie del paese.
E c’era qualcosa di rassicurante nell’avere un amico comune in ogni famiglia.
Da lui si potevano trovare consigli, voci consolatorie e dovuti incitamenti.
Le voci sull’edicolante erano innumerevoli e a volte spropositate.
I più audaci sostenevano che Sergio l’edicolante, conoscesse il contenuto di qualsiasi rivista a memoria.
Altri invece erano sicuri che avrebbe potuto riconoscere qualsiasi quotidiano al solo tocco della copertina.
Ultimamente Sergio però mostrava segni di cedimento.
Appariva apatico e insofferente.
Saranno stati gli innumerevoli anni di alzatacce,di orari massacranti, di mattine fredde e piovose ad aspettare il paese svegliarsi.
Forse stanco di respirare l’aria pungente dell’alba in inverno o di ritrovarsi l’inchiostro sui polpastrelli ogni sera.

Da gennaio l’edicola era rimasta chiusa per qualche giorno e poi inspiegabilmente una mattina di febbraio la casupola era sparita nell’incredulità e stupore generale.
Da quella mattina la piazza si svuotò ogni giorno sempre di più fino a diventare solo un luogo di passaggio.
Ne risentì la vita di tutto il paese.
Il bar sempre numeroso e rumoroso, mutò inspiegabilmente.
Un tempo dentro quelle quattro mura il tempo sembrava sospeso e immobile.
Le persone perdevano la cognizione del tempo in quel bar in infinite discussioni o nel leggere uno dei tanti giornali appoggiati sopra i tavolini.
Da quando sparì l’edicola sparirono anche i giornali e mutarono anche le abitudini delle persone.
Entrare in un bar era un occasione per ritagliarsi un attimo di relax e quale metodo più efficace se non quello di sfogliare un giornale o una rivista.
Ora invece i caffè e gli aperitivi si consumavano velocemente al bancone in modo distratto e sommesso senza dire una parola.
Anche il negozio di parrucchiera dall’altro lato delle strada ne risentì della chiusura dell’edicola.
Senza le riviste di gossip posate accuratamente ai lati delle poltrone, le clienti iniziarono a pettegolare selvaggiamente le une contro le altre e il salone si trasformò in un arena di combattimento.
I ragazzini orfani di fumetti, riviste colorate e figurine si rintanarono definitivamente in casa davanti a qual si voglia aggeggio elettronico.
La vita del paese era stata irrimediabilmente compromessa.

Ma in una mattina di primavera si ebbe un barlume di speranza.
Dalla discesa di Via Bonincontro scendeva un ragazzino che procedeva con passo incerto e insicuro.
Era vestito di pesanti calzoni larghi, camicia con maniche arrotolate da cui si intravedevano bratelle logore e sporche.
Portava una coppolina di lana marrone appoggiata malamente sulla testa spettinata.
Il passo incerto e insicuro era dovuto all’enorme borsone di tela che trascinava a fatica.
Si fermò al centro della piazza, posando il borsone e asciugandosi il sudore dalla fronte con la manica della camicia.
Rimase immobile per interminabili minuti attendendo qualcosa che sicuramente non stava arrivando.
Un individuo così losco e curioso, non poteva che catturare l’attenzione dei passanti.
Un folto gruppo di persone rimasero fermi ad aspettare a debita distanza, scrutando ogni suo piccolo movimento.
Quando l’orologio della piazza rintocco le dieci il ragazzino si schiarì rumorosamente la voce.
“Giornali, riviste, fumetti e figurine” urlò con decisione tirando fuori dal borsone ogni genere di mercanzia editoriale.
Gli astanti rimasero confusi e incuriositi.
Nessuno poteva aspettarsi di ritrovarsi uno “strillone”, nell’esatto punto dove era situata l’edicola del paese.
Il ragazzo dei giornali riscosse un successo fulmineo.
In un attimo era circondato da una folla di accanniti compratori, pronti ad accaparrarsi un quotidiano o una rivista, con la paura che la merce potesse finire da un momento all’altro.
La piazza tornò il luogo rumoroso e pieno di vita di un tempo.
L’orologio rintoccò mezzogiorno e il ragazzo dei giornali chiuse il borsone dopo averne esaurito tutto il contenuto.
“Torna anche domani?” gli chiese il restauratore del negozio all’angolo.
“Certo che torno, la piazza non può rimanere senza di me. Non preoccuparti Renzo, domani ti tengo una copia della Gazzetta” rispose con un sorriso il ragazzo dei giornali.
Alla risposta, Renzo il restauratore rimase a bocca aperta.
Si incamminò con passo spedito e deciso verso la salita che porta alla collina.
Ora il borsone vuoto non pesava quasi nulla e lo trascinava con leggerezza.
Due vecchietti seduti su una panchina si misero a scrutare il ragazzo dei giornali che si allontanava dalla piazza.
“Ma sai che quel “ragasol” assomiglia proprio a Sergio da ragazzino?” domandò il primo appoggiando il mento al bastone da passeggio.
“Hai ragione, è proprio identico” rispose il secondo.